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Una scoperta monumentale: La tecnologia XRF fa luce sulle origini di Stonehenge

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origine delle pietre di Stonehenge

Il sole picchia. La ruvida fune affonda nelle mani. Trenta tonnellate di pietra intagliata in modo grossolano di fronte a te e devi trascinarla su un terreno accidentato. Non hai a disposizione macchinari pesanti. Non hai a disposizione neanche delle ruote. La pietra è adagiata su una slitta in legno che si affossa a ogni tiro.

È un lavoro estenuante che induce a interrogarsi: quanta strada rimane ancora?

Circa 4 500 anni fa gli antichi abitanti dell'area corrispondente all'odierna Inghilterra hanno estratto 30 tonnellate di pietre dalla cava, le hanno trascinate lungo la Salisbury Plain e in seguito le hanno erette per creare il monumento noto a livello mondiale come Stonehenge.

Per secoli, esploratori e archeologi hanno fatto congetture sull'origine di queste pietre. L'unica punto di convergenza della maggior parte di questi specialisti è che l'origine di queste pietre non è la Salisbury Plain. Sono stati necessari secoli ma finalmente adesso sembra sia stata fatta luce sul mistero della loro origine grazie alle nuove ricerche e alla tecnologia avanzata.

Analisi dell'architettura di Stonehenge: Dalle bluestone alle sarsen

Mentre alcuni studi hanno fatto risalire l'origine delle pietre più piccole presenti in prossimità del centro di Stonehenge, note come bluestone, alle Preseli Hills nel Pembrokeshire, lontane oltre 200 km (124 miglia), l'origine delle pietre più grandi del sito, note come sarsen, è rimasta un mistero.

Tuttavia nuove ricerche condotte da quattro università della Gran Bretagna (Brighton, Bournemouth, Reading e UCL) e dalla English Heritage, un'organizzazione di sostegno, rivelano una probabile origine. Il gruppo di ricerca ha usato un innovativo approccio geochimico mediante la tecnologia a fluorescenza a raggi X (XRF) per determinare il luogo di origine.

I risultati mostrano che le pietre in sarsen di grandi dimensioni provengono da un'area molto più vicina al monumento, appena 25 km (15 miglia), denominata West Woods (Wiltshire), .

Continua a leggere per sapere come sono riusciti a fare questa scoperta straordinaria.

origine delle pietre di Stonehenge

Le più grandi pietre di Stonehenge sono conosciute come pietre in sarsen. Queste pietre giganti costituiscono l'anello esterno del monumento. Le pietre più piccole in prossimità del centro della struttura sono denominate bluestone. Immagine per gentile concessione di Andre Pattenden (English Heritage).

Individuazione dell'origine delle pietre giganti in sarsen mediante la tecnologia XRF

Innanzitutto i ricercatori hanno analizzato 52 pietre in sarsen nel monumento di Stonehenge mediante gli analizzatori XRF portatili Olympus DELTA™.

Per coloro che non avessero dimestichezza con questa tecnologia, gli analizzatori XRF adottano una tecnica non distruttiva fluorescenza a raggi X per determinare la composizione elementare di un materiale senza alterarlo. La procedura di analisi si svolge nel seguente modo: Quando si avvia un'analisi, l'analizzatore emette dei raggi X che colpiscono il campione (inducendo la fluorescenza degli elementi del campione) e ritornano verso il rilevatore di raggi X dell'analizzatore. In seguito l'analizzatore misura lo spettro energetico e visualizza i risultati della composizione chimica sulla schermata. L'intera procedura di analisi si svolge nell'ordine dei secondi.

Con questa velocità gli analizzatori XRF portatili permettono agli archeologi di analizzare grandi e pesanti campioni, come le sarsen, senza il bisogno di trasferirle in laboratorio. Di conseguenza, i ricercatori possono ottenere degli immediati risultati di qualità di laboratorio direttamente sul campo.

I risultati XRF, adesso pubblicati nella pubblicazione scientifica Science Advances, mostra che 50 delle pietre in sarsen condividono una geochimica simile. Questo significa che derivano da un'origine comune.

Ma dove è situata?

Sebbene gli studiosi di Stonehenge abbiano sospettato per lungo tempo che le sarsen derivino da una zona nei pressi di Marlborough Downs, l'area con la maggior concentrazione di sarsen in Gran Bretagna, devono trovare un modo per confermare l'origine e indicare un luogo più preciso. Dopotutto Marlborough Downs copre un'ampia area e le pietre potrebbero derivare da altre zone come Kent, Dorset e Oxfordshire.

La risposta è arrivata in occasione del verificarsi di qualcosa di imprevisto: una parte perduta di Stonehenge è ritornata in Gran Bretagna.

Il ritorno di un antico reperto e una nuova ricerca comincia

Innanzitutto come è andata perduta una parte di Stonehenge? Il mistero è iniziato negli anni 1950.

Nel 1958, a Stonehenge è stato completato una trivellazione per semplificare il riposizionamento di un trilite caduto, una struttura costituita da due pietre in sarsen verticali su cui è posizionata un architrave in sarsen. Durante i lavori, gli operatori avevano estratto tre cilindri della lunghezza di un metro, conosciute come carote, da una pietra in sarsen (Pietra 58) per stabilizzarla con barre metalliche. Sebbene gli studiosi sapevano che l'analisi delle carote potessero potenzialmente permettere la determinazione dell'origine delle pietre, si era presentato un problema: tutte e tre le carote erano andate perdute.

Per 60 anni il destino delle carote è rimasto un mistero.

Nel 2018 vi è stata una svolta. L'inglese Robert Phillips, uno degli operatori impegnati nella trivellazione, ha restituito una delle carote alla Gran Bretagna prima del suo 90° compleanno, consentendo ai ricercatori di eseguire analisi sul campione di carota completo ma frammentato. Aveva considerato la carota un souvenir del lavoro di ripristino, conservandola inizialmente nel suo ufficio inglese e successivamente custodendola nella sua casa in Florida.

L'anno seguente una parte della seconda carota è stata trovata al Museo di Salisbury. Ad oggi la parte restante della seconda carota e la terza carota non sono state ancora trovate.

Operazioni di perforazioni a Stonehenge

Operazioni di perforazioni a Stonehenge nel 1958. Le carote di pietra in sarsen sono state estratte dalla Pietra 58, componente dei triliti disposti a ferro di cavallo nella parte centrale del monumento. Robert Phillips, il quale ha restituito una delle carote alla Gran Bretagna nel 2018, è situato a sinistra. Immagine per gentile concessione di Robin Phillips.

Analisi XRF di pietre in sarsen

Carota in sarsen estratta dalla Pietra 58 nel 1958, adagiata su una pietra in sarsen a Stonehenge. Immagine per gentile concessione di Juliet Brain (English Heritage).

Soluzione del mistero di Stonehenge mediante l'impronta geochimica

Con la restituzione della carota da parte di Robert Phillips, i ricercatori hanno potuto continuare gli studi. L'obiettivo è stato quello di determinare la specifica geochimica, o impronta geochimica, della carota in sarsen cercando una corrispondenza con l'impronta geochimica del sarsen nel sud della Gran Bretagna.

Visto che il sarsen è principalmente costituito di silicio, l'impronta geochimica sarebbe formata dagli elementi residui (elementi in tracce). Questi elementi in tracce variano in funzione della provenienza del sarsen, pertanto la determinazione di una corrispondenza permetterebbe di indicare un'origine certa.

Con l'autorizzazione della English Heritage, i ricercatori dell'università di Brighton hanno innanzitutto prelevato tre campioni di ridotte dimensioni dalla parte centrale della carota restituita da Robert Phillips. Questi campioni sono stati analizzati con due tecnologie, la spettrometria di massa a plasma accoppiato induttivamente (ICP-MS) e la spettrometria a emissione atomica ICP (ICP-AES), per determinare gli elementi in tracce e definire l'impronta geochimica della Pietra 58.

Quando l'impronta è stata confrontata ai dati ICP-MS e ICP-AES equivalenti acquisiti dai campioni in sarsen in 20 aree nel sud dell'Inghilterra, è emerso che corrispondeva a quella del West Woods nel sud-est di Marlborough Downs.

Nuova scoperta di Stonehenge

David Nash (Università di Brighton) mentre analizza la carota in sarsen estratta dalla Pietra 58 a Stonehenge. Immagine per gentile concessione di Sam Frost (English Heritage).

Analisi della pietra in Sarsen mediante la spettroscopia a raggi X

Jake Ciborowski (Università di Brighton) mentre analizza la carota in sarsen estratta dalla Pietra 58 a Stonehenge mediante un analizzatore XRF portatile DELTA. Immagine per gentile concessione di Sam Frost (English Heritage).

Misteri irrisolti

La scoperta ha aggiunto delle conoscenze su questo monumento storico, ma ha anche fatto emergere nuovi interrogativi:

  • Perché gli antichi abitanti di Stonehenge hanno scelto l'area di West Woods come principale luogo di estrazione delle pietre in sarsen di Stonehenge?
  • A West Woods dove sono state estratte le pietre in sarsen?
  • Perché due delle 52 pietre in sarsen sono state prese da un luogo differente e qual è?

Per rispondere a questi interrogativi gli archeologi devono continuare la loro ricerca usando tecnologie avanzate come quella XRF.

Per maggior informazioni sul ruolo degli analizzatori XRF Olympus relativamente a questa e altre scoperte importanti, è possibile approfondire il progetto di ricerca e consultare le applicazioni del nostro nuovo strumento XRF portatile, l'analizzatore Vanta.

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Michelle has more than 9 years experience in marketing communications and works in Olympus' Analytical Instruments business to promote X-ray fluorescence and X-ray diffraction analyzers. She works with product, engineering, and applications groups for new product launches, to create webinars, and to write application notes.

九月 11, 2020
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